La nascita dell’incubatoio risale alla fine degli anni novanta del secolo scorso ed è figlia della collaborazione di Spinning Club Italia con la provincia di Cremona, a cui in seguito si è aggiunta quella di Lodi, collaborazione orientata alla tutela della trota marmorata (Salmo trutta marmoratus) del bacino del fiume Adda. Sotto la guida dell’ittiologo Simone Rossi e con l’apporto dei volontari dello Spinning Club Italia, il progetto si occupava del salvataggio delle uova dei nidi di marmorata rimasti in asciutta (allora principale causa di possibile estinzione della specie), uova poi incubate nella struttura fino allo stadio di avannotti a sacco vitellino riassorbito, per completarsi col riposizionamento di questi ultimi lungo il corso d’acqua negli stessi punti di iniziale prelievo delle uova.
L’attività del progetto prosegue con un discreto successo fino alla fine del 2013. Dall’anno successivo il settore della pesca sportiva passa dalla competenza delle Provincie a quello della Regione e la Provincia di Cremona, esautorata, medita di smantellare l’incubatoio, fulcro dell’intero progetto. È in tale frangente che il Consorzio Irrigazioni Cremonesi (CIC) si offre come partner di Spinning Club Italia affinché il lavoro svolto non vada perduto. Il CIC in particolare mette a disposizione presso la cascina Bocche di Canal Marzano (limitrofa al fiume Adda e punto di derivazione dall’Adda del canale Vacchelli) un’area idonea ad ospitare l’incubatoio. Dopo due anni spesi tra permessi ad autorizzazioni, nel 2016 la struttura ha ripreso a funzionare appieno, collaborando con Regione Lombardia sotto la direzione degli ittiologi Marco Riva e Simone Rossi, espandendosi e migliorando la propria attività.
Il progetto di sostegno alla riproduzione naturale si è esteso anche ad altre specie della comunità ittica autoctona, quali cavedani, persici reali, alborelle e, dallo scorso anno, anche i lucci, catturati in ambienti di risorgiva e selezionati fenotipicamente di ceppo italiano. Successive analisi genetiche affidate all’Istituto Spallanzani di Rivolta d’Adda, approfondite poi presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige, hanno confermato che gli esemplari “riproduttori” prescelti, appartenevano effettivamente alla specie Esox cisalpinus e, in particolare, al ceppo dell’Adda, ritenuto (quasi) estinto. Tutti gli esemplari adulti sono stati classificati e contrassegnati con microchip così da poter orientare in modo efficiente le successive fasi riproduttive e, elemento ancor più rilevante, nei due anni di attività sul luccio tutti i riproduttori sono usciti indenni e vitali dalla fase riproduttiva. Questa grande mole di lavoro sta però ripagando i molti sacrifici: nel 2020 sono stati 80.000 gli avannotti di luccio prodotti, dato già raddoppiato in questo 2021.
Per le marmorate invece, durante l’anno passato, si è raggiunto un numero tra i quattro e i cinque mila nuovi esemplari.
L’espansione del progetto non ha comportato soltanto l’aumento delle specie tutelate ma anche il coinvolgimento di nuovi territori: in particolare il basso corso del fiume Brembo è ora impiegato a sostegno della riproduzione della Trota marmorata. Di recente inoltre, grazie all’intervento e coordinamento di Regione Lombardia, è stata sancita una collaborazione con l’incubatoio di Fiumelatte (unica altra struttura simile presente nel bacino dell’Adda), con lo scopo di salvaguardare la genetica della trota marmorata dell’Adda attraverso la costituzione di un parco riproduttori in ambito protetto e l’ampliamento della possibile presenza del luccio autoctono nei corsi d’acqua del bacino idrico dell’Adda.
Questa è un’ulteriore conferma di come l’incubatoio di Merlino sia ormai inserito in una rete operativa mirata, grazie alla ricercata collaborazione fra enti pubblici enti privati ed associazioni, a esercitare una importante azione di tutela del locale patrimonio ittico autoctono, e a proporsi quale modello di partecipazione e di organizzazione esportabile anche in altri territori