Lo spinner odierno che voglia approfondire un qualche contenuto relativo alla propria tecnica di pesca in fondo non ha che da collegarsi a internet per trovare una vasta ed esaustiva gamma di scritti e filmati esplicativi, nazionali e finanche internazionali. Ma non è sempre stato così…
Quello che oggi sembra banale e scontato è in realtà il frutto di tanti sforzi, scoperte ed esperienze accumulatisi nel tempo per opera di chi in passato ha iniziato a praticare la nostra comune tecnica, trasmettendoli poi a chi gli è succeduto.
Avere maggiore coscienza della storia che ci ha preceduto e su cui alla fine appoggiamo la nostra attuale attività, aiuta ad apprezzare e indirizzare meglio anche il presente.
Proviamo allora a ripercorrerla insieme, accettando il rischio di ometterne qualche passo, magari importante, ma rimasto più in ombra di altri. Se è vero che la pesca con esche artificiali data quanto la comparsa dell’uomo e già popolazioni antichissime si erano ingegnate a utilizzarla, possiamo fissare una ipotetica data di nascita collocandola nei primi anni del ‘900 quando l’inglese Alfred Holden Illingworth perfezionava il mulinello a bobina fissa introducendovi ingranaggi più complessi ed efficienti e soprattutto la manovella, rendendo enormemente più semplice d’esercizio di una pesca come lo spinning che -unica- inizia quando le altre finiscono e cioè col recupero! In antecedenza erano già state elaborate e diffuse, in particolare negli Stati Uniti da aziende come Orvis e Heddon, rispettivamente canne rapide e di lunghezza contenuta dedicate allo spinning ed esche artificiali affondanti e di superficie. Tuttavia i rudimentali mulinelli precedenti ne penalizzavano l’utilizzo ottimale.
Le migliorie tecniche di Illingworth furono in seguito incrementate da alcune aziende inglesi, fra cui la Hardy, che avevano diffuso in Europa tale strumento, introdotto in Italia probabilmente a metà degli anni ’30. Nel decennio successivo iniziava la produzione nazionale di mulinelli, capofila gli storici marchi Alcedo e Cargem. Frattanto nel 1935 veniva inventato il nylon, materiale adatto alla realizzazione di lenze di lunghezza illimitata e senza nodi, che ne ottimizzavano l’impiego.
Il primo italiano ad aver scritto di quella che veniva chiamata “pesca al lancio” fu Angelo Bruni, di cui venne pubblicato postumo nel 1933 “Il libro pratico del pescatore”, dove era compreso un capitolo dedicato a uno spinning primordiale. Nella mentalità del tempo la tecnica era ancora concepita come una delle tante da praticare accanto ad altre a seconda delle opportunità del momento.
Chi ne trattò come di una disciplina a sé stante fu Ugo Veronesi nel libro del 1943 “I segreti della pesca a lancio” ma bisognava attendere il 1968 per trovare un’opera più divulgativa – “La moderna pesca a lancio” – dove Carlo Cotta Ramusino sintetizzava la sua esperienza trentennale. Fino ad allora, pur essendo alle soglie del boom della pesca dell’immediato dopoguerra, i lanciatori erano comunque rimasti figure relativamente rare. Era stata la nascita di un’editoria specifica con la diffusione di riviste di settore ad averne resa popolare la pratica. Artefice principale di tale divulgazione fu Giandomenico Bocchi che nel 1965 iniziava a scrivere sulla rivista “Alieutica”, passando poi nel 1969 alla storica e più conosciuta “Pescare”. Bocchi, essendo biologo, non solo ha il merito di aver “cresciuto” intere generazioni di spinner ma anche di avere legato tale tecnica alla conoscenza e al rispetto dell’ecologia di pesci e ambienti acquatici. Di lui ricordiamo la pubblicazione nel 1974 dello storico libro “La tecnica dello spinning”, seguito poi nel 1979 da “Pesci, acque e artificiali” e numerosi altri. Per la sua azione si formavano i primi sodalizi di pesca a lancio, a partire da quello nato nel 1966, denominato “I cacciatori del Delta”.
Era stata poi la volta di Roberto Cazzola che nel 1980 aveva fondato il più grande club del settore: lo Spinning Club Italia (SCI). Cazzola coi suoi articoli su “Pescare” e con numerosi libri (1988 “Pesca al persico trota”, 1990 “Spinning al luccio”, 1991 “Pescare la trota con esche artificiali”, 1993 “Il cavedano a spinning”) è stato il precursore dei settori specialistici dello spinning, in particolare di quello che diverrà il bass-fishing. Il secondo presidente SCI, Renzo Della Valle, oltre ad aver contribuito alla conoscenza delle moderne tecniche di pesca al bass scrivendone dal 1986 sul periodico “Pesca in”, dirigeva la prima rivista completamente dedicata alla tecnica, dal significativo nome “Spinning”, pubblicata dal 1991 al 1995. Attorno a essa si aggregava un folto gruppo di autori fra cui, oltre Della Valle, troviamo Luciano Cerchi, Federico Ielli e Riccardo Bocchino.
Dal canto suo lo SCI, constatato il progressivo degrado e la contrazione degli stock ittici, introduceva fra le proprie finalità, a pari titolo della diffusione dello spinning, la tutela degli ambienti acquatici. Lo SCI in quegli anni organizzava con alterna fortuna anche i primi tournaments dedicati al bass. Essi poi presero forma stabile con la creazione dei primi sodalizi dedicati al bass-fishing come il Bait di Ravenna, il Fishbusters Bass Team di Firenze e lo Spinning Club Beba di Padova. Tali club daranno origine ai vari circuiti dedicati alla pesca del bass da imbarcazione e da belly boat, riunendosi intorno all’Italy Bass Association (IBA) con l’attuale presidente Emanuele Turato e all’Associazione Nazionale Belly Boat (ANBB). A essi va anche il merito di aver introdotto la pratica sistematica del “catch and release”, ossia del rilascio del pescato, poi ampiamente diffusasi.
Luciano Cerchi, passato a “Pescare”, trattava di autocostruzione degli artificiali insieme a Moreno Bartoli, autore nel 2004 del “Manuale del costruttore di esche artificiali”.
Analogamente Eugenio Avico dal 1986 scriveva su “Pesca in” di autocostruzione legata allo spinning ultraleggero. Precorrendo i tempi, Giandomenico Bocchi aveva pubblicato nel 1989 “Lo spinning in mare. Le tecniche, le esche, le prede”, testo antesignano dello spinning marino, descritto fin dal 1986 anche da Alfio Elio Quattrocchi sulle riviste “Pescare” e “Pescare in Mare”.
A partire dagli anni duemila si andava prospettando una nuova rivoluzione nel mondo della comunicazione legata all’informatica. Il poter dialogare in maniera diretta e in tempo reale pian piano ha messo in crisi il mondo della carta stampata e in discussione il ruolo degli “esperti”. In particolare nel 2.000 su stimolo di Luciano Cerchi si formava dall’omonimo forum il gruppo degli Apostoli dello Spinning. Per quel che riguarda lo spinning marino, personaggi come Massimo Della Salda, Alessandro Idini e Nicola Zingarelli scrivevano sul forum Seaspin e Claudio Saba, cofondatore del Barracuda Spinning Club, firmava nel 2008 il testo “Lo spinning dalla costa”. Dal 1998 Loris Ferrari e Gianni Burani coordinavano il sito dedicato all’autocostruzione, ma non solo, “Black Bass and Co.”. Infine nel 2010 per opera di Corrado Forlani si creava l’aggregazione Esox Italia dedicata al pike-fishing. Questa in breve sintesi la genesi dell’attuale panorama dello spinning italiano. Rispetto al passato lo spinner attuale dispone di materiali e artificiali innovativi e performanti, gode di affinamenti e allargamenti di specifiche tecniche di pesca, può entrare in contatto on line con l’intero mondo della pesca nazionale e internazionale. Non è tuttavia per nulla mutata nel tempo l’esperienza emozionante che sta alla base dello spinning: il sottile confronto fra l’istinto del pesce predatore e l’abilità dell’uomo per il tramite di una corta canna e qualche artificiale in tasca e tale rimarrà anche in futuro, purchè ci lascino i pesci. Molto ormai sappiamo su come catturare, abbiamo maturato la coscienza della convenienza e della bellezza di rilasciare indenni i pesci eppure di fronte ai tanti rischi di stravolgimenti artificiali di interi ecosistemi, tutto ciò può non essere sufficiente a garantire il mantenersi delle condizioni di pesci e ambienti. Il passo che attende ora la pesca nazionale si chiama associazionismo, forse l’unica via concreta per dare voce e difesa alla tutela delle acque nazionali e dei loro abitanti.

Mario Narducci

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